Caritas Italiana e l’impegno contro l’AIDS

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A cura di Caterina Pellegris

Cinzia Neglia,  dell’Ufficio Promozione Umana di Caritas Italiana ci parla del Progetto Nazionale AIDS – un’azione che Caritas Italiana, grazie alle 16 Caritas diocesane che hanno aderito alla proposta, sta realizzando in altrettanti territori.

Caritas italianaCome è nata l’idea di un progetto nazionale?

È degli anni ’80 l’inizio l’attenzione di Caritas Italiana e delle Caritas diocesane nei confronti di chi è colpito da AIDS, una realtà allora del tutto nuova, fatta di paura, discriminazione, morte. In quel contesto, se pur all’inizio a fatica, si attivarono risposte, in particolare luoghi in cui accogliere quanti, malati, non avevano un luogo in cui tornare, dopo ospedalizzazioni anche prolungate, ed essere accuditi. Luoghi in cui vivere, e spesso morire, in modo dignitoso. Sorgono così, grazie ad un impegno coraggioso, in alcuni casi dovendo superare ostacoli e conflitti sorti con chi non gradiva le Case di accoglienza nel proprio territorio, una serie di servizi/risposte che divennero anche “laboratori” in cui strutturare attività/iniziative di sensibilizzazione, informazione, formazione, animazione della comunità a partire dalle parrocchie.

La situazione è mutata dal 1996 in poi…

Sì da quella data – grazie all’introduzione della terapia antivirale combinata che rallenta la progressione della malattia – i nuovi casi di AIDS sono rapidamente diminuiti fino a raggiungere negli ultimi anni un plateau che fatica a calare ulteriormente. Sono diminuite in modo consistente anche le morti, anche se si continua a morire per deficit secondari d’organo (insufficienza epatica, tumori, patologie cardiovascolari, …). Negli ultimi anni sono certamente cambiate le forme del fenomeno e grazie agli sforzi attuati soprattutto nel campo della prevenzione l’OMS può affermare che globalmente le nuove infezioni rispetto al 2000 sono diminuite del 35%. Dato che in Italia invece non sembra essere sostanzialmente modificato.

Le Case alloggio con il sostegno delle Caritas diocesane hanno certamente continuato ad accogliere quanti oltre all’HIV presentano bisogni sociali e/o ulteriori problematiche sanitarie non gestibili nei propri luoghi di vita, questi rappresentano però solo l’1% di chi oggi in Italia vive con l’HIV/AIDS.

A livello nazionale si è continuato a riflettere con alcune delle Caritas diocesane che fin dall’inizio avevano attivato delle risposte per giungere a concordare che se l’aspetto sanitario è di molto migliorato, la corretta informazione ed il superamento dello stigma, obiettivi primari già nelle iniziative degli anni ‘80 e ’90,  se pur parzialmente raggiunti in quegli anni, sono di nuovo molto lontani dal potersi dire raggiunti.

La percezione è di un grande disinteresse nei confronti di HIV/AIDS alla cui base c’è una disinformazione pressoché totale, quando non sono presenti informazioni errate e spesso discriminanti. Per molti l’AIDS è qualcosa che riguarda gli altri, l’Africa …

e finché l’opinione pubblica continuerà a vedere le persone che vivono con HIV/AIDS come persone da cui guardarsi, immorali o quantomeno irresponsabili o gruppo minoritario da emarginare, non si può che continuare ad impegnarsi anche in azioni di informazione, sensibilizzazione e formazione. È alla luce di queste considerazione che Caritas Italiana ha avviato a fine 2014 il Progetto Nazionale AIDS.

Caritas Italiana ha proposto alle Caritas diocesane di condividere innanzitutto una riflessione sull’attuale situazione relativa ad HIV/AIDS partendo dai dati epidemiologici, dall’analisi delle risposte attivate a livello civile ed ecclesiale per individuare insieme, metodi, strumenti e strategie con cui avviare una serie di iniziative che avessero come obiettivo quello di ravvivare l’attenzione da parte della comunità, a partire dalla comunità cristiana, nei confronti di chi è affetto da HIV/AIDS.

Come si è concretizzato il Progetto?

16 Caritas provinciali hanno accolto la proposta: Ancona, Bergamo, Bolzano, Brescia, Catanzaro, Cremona, Firenze,  Foligno, Milano,  Napoli, Palermo, Pescara, Piacenza,  Reggio Calabria, Roma, Verona; alcune con alle spalle un impegno pluriennale e con dei servizi attivi da tempo, altre avviando la riflessione a partire dal proprio interno, condividendo la necessità di ravvivare l’attenzione.

Insieme si sono definiti i destinatari delle azioni da prevedere nei differenti territori. I giovani ci si proponeva di incontrarli nelle scuole, nei luoghi di ritrovo, ma anche all’interno di associazioni di volontariato, di impegno civile, negli oratori, nelle parrocchie; per gli adulti si è puntato maggiormente, ma non esclusivamente, a persone impegnate o semplicemente frequentanti le comunità parrocchiali.

All’individuazione dei destinatari è seguita la realizzazione di strumenti comuni che oltre a garantire l’utilizzo di linguaggi e metodi comuni, avrebbero potuto garantire la raccolta e la rielaborazione dei risultati. Tra gli strumenti predisposti: dei questionari da somministrare con l’obiettivo di conoscere le informazioni in possesso dei partecipanti alle iniziative, per strutturare al meglio gli interventi, definire in dettaglio gli argomenti da proporre al fine di aumentare la conoscenza, eliminare le informazioni non corrette e stimolare la riflessione. Questionari riproposti al termine di ogni percorso insieme ad un questionario di gradimento per raccogliere indicazioni circa l’efficacia degli interventi. Sono state predisposte clip informative utilizzabili nei vari contesti e, localmente, videointerviste con persone con HIV o con i partecipanti al progetto, sono stati organizzati dei concorsi per le scuole, proposti negli istituti in cui si svolgevano attività di informazione/formazione/laboratori, mostre e  fascicoli …

In ogni territorio le azioni previste per sviluppare l’unico obiettivo di riattivare l’attenzione nei confronti di HIV/AIDS, ribadendo che tutti siamo ugualmente persone e nessuno deve essere escluso, si differenziano a partire dalle caratteristiche del territorio,

dall’esperienza della Caritas, dalla presenza di enti e organismi con cui è possibile collaborare, a partire da strutture del SSN a enti locali ad associazioni a uffici della Diocesi, alla disponibilità di quanti, provocati dalle proposte avrebbero ed hanno accettato di riflettere insieme.

Grande attenzione è stata data alla Giornata Mondiale della lotta all’AIDS

Altra occasione che il Progetto ha inteso valorizzare è  proprio la Giornata mondiale di lotta all’AIDS del 1 dicembre. L’invito a tutte le Caritas coinvolte nel progetto è stato di realizzare nel 2014 e 2015 e prevedere per il 2016 eventi, manifestazioni, convegni, conclusione e premiazione di concorsi, materiale da distribuire. Insieme è stato realizzato un video (Persone come noi) da condividere viralmente. L’impegno – per quanto possibile –  è stato ed è di ridestare, con l’utilizzo di strumenti differenti, l’attenzione alla persona;

perché ogni  persona è preziosa e unica, è al tempo stesso diversa e simile ad ogni altra. A ciascuno il compito di costruire legami e non muri. Non è l’HIV che fa la differenza. Ciascuno di noi con le proprie conoscenze può ed è chiamato a fare una differenza che include. Questo il messaggio che tutte le attività di questo progetto vogliono trasmettere.

 

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